INTERVISTA CON L'AUTORE - UN CAFFÈ SPECIALE CON MONICA LOMBARDI

by - luglio 31, 2020



Buongiorno Lettrici,
Abbiamo il piacere di avere con noi Monica Lombardi, che ha risposto a delle mie curiosità... pronti a conoscere i retroscena di una delle autrici che più ammiro nel panorama del rosa italiano?



Che cosa ti ha fatto capire che la scrittura era la tua strada da intraprendere? Come hai coltivato questa passione? 
Più che una passione, credo che la scrittura sia qualcosa che hai dentro. Un modo di vedere e sentire il mondo. Ero ancora alle elementari quando ho cominciato a immaginare storie, lo so per certo perché, anni dopo, ho ritrovato quegli appunti. Per molto tempo, però, sembrava esserci sempre qualcosa (lo studio, poi il lavoro) che mi impediva di dedicarmi a quelle storie, così rimanevano solo idee. A un certo punto ho iniziato a scrivere fan-fiction su un sito americano: è stata una palestra formidabile e il feedback che ricevevo mi ha spinto finalmente a strappare con le unghie e con i denti il tempo necessario a sviluppare delle storie mie. Il mio primo romanzo, Scatole cinesi, è stato scritto di notte. 


Ad ogni autore che si rispetti chiedo sempre: qual è il posto che scatena maggiormente la tua fantasia? Il luogo in cui tutte le frasi e le parole trovano il loro ordine perfetto? 
Per risponderti devo distinguere tra due momenti creativi diversi: quello che chiamo “plotting”, quando arrivano le idee, e la scrittura vera e propria. Per il primo non c’è un luogo fisico quando piuttosto un luogo mentale, ed è il momento in cui la mente si svuota da altri pensieri. Non ridere ma… spesso mi arrivano idee mentre mi lavo i denti e sono al supermercato. O anche mentre guido, soprattutto se sto ascoltando musica, e quando vado a dormire. Se ho bisogno di un’idea perché sono bloccata, vado in giardino, mi siedo, chiudo gli occhi e svuoto la mente. Per la scrittura invece, mi siedo al computer e devo trovare la concentrazione per entrare nella storia. C’è sempre un po’ di resistenza in quel momento perché l’inizio di ogni sessione di scrittura è faticoso: se non ho il silenzio attorno, per isolarmi meglio ascolto musica in cuffia. Considerando l’intero processo, la scrittura è uno strano insieme di idee che ti vengono addosso e parole che strappi alla pagina. 


Quando è nata la voglia di buttarsi a capofitto nel mondo editoriale? Ti aspettavi tutto questo successo? 
Come autrice sono nata prima del self, quindi i primi due romanzi sono usciti originariamente con una piccola casa editrice conosciuta attraverso un’amica che aveva già pubblicato con loro. Poi per scelta ho continuato la pubblicazione della mia prima serie per conto mio, mentre con l’incontro con Emma Books sono nati altri progetti, come la serie GD Team e la trilogia Stardust. Ancora oggi sono un’autrice ibrida: alcune mie storie escono in self, altre con case editrici. Parlare di successo mi mette addosso un po’ di disagio: mi considero un’autrice fortunata perché ho un’agente che crede in me e dei lettori che mi seguono con grande affetto. Ho tante storie ancora in testa, tanti progetti, tanta strada ancora da fare. 


Domanda a bruciapelo: se dovessi scegliere uno dei tuoi personaggi (solo uno eh!), qual è il tuo preferito? Il mio lo sai… <3 
LOL Sì, lo so, e temo che sia anche il mio. Non perché lo ami più degli altri, le mie storie sono molto spesso corali quindi davvero, scegliere un solo personaggio è impossibile, ne ho molti nel cuore. Ma Jaime “Jet” Travis, ragazzaccio del GD Team, è il più scapestrato, il più imprevedibile eppure straordinariamente coerente: fa e dice quello che vuole, riesce sempre a sorprendermi pur rimanendo sempre fedele alla sua natura. Abbiamo un rapporto speciale per questo. 


E tra i tuoi libri… qual è quello che per te è il più speciale? 
Un’altra domanda difficile ma credo di riuscire a identificarne due, in questo momento. Uno è Vite rubate, spin-off della mia prima serie, Mike Summers. Lo adoro perché è ambientato in Alaska (e ho sempre voluto scrivere una storia ambientata lì) e perché è un progetto che ho avuto in mente per anni e, quando finalmente ho avuto modo di lavorarci, mi ha stupito e travolto. Zachary Walsh è uno scrittore, credo sia il motivo principale per cui lo sento molto vicino a me (è anche un gran figo, il che non guasta LOL). Il secondo libro è l’ultimo che ho finito di scrivere, di cui non posso ancora dire nulla. Una storia nuova, diversa, che ho adorato dalla prima all’ultima pagina. 


E il tuo libro preferito in assoluto, quello che ogni volta che lo rileggi è come se fosse la prima? 
Raramente rileggo un libro perché ho troppi, davvero troppi libri ancora da leggere. Ho fatto eccezione in passato per Rosa d’inverno, un romance storico di Kathleen Woodiwiss, che ho distrutto a forza di riprenderlo in mano, e più di recente per Envy di Sandra Brown, un’autrice di romantic suspense che adoro (in Italia è uscito anni fa come Finale a sorpresa). Per il resto, mi sono rimasti nel cuore Il Dio del fiume, Un’aquila nel cielo e la prima trilogia dei Courteney di Wilbur Smith, I pilastri della terra e Un luogo chiamato libertà di Ken Follett. E adoro William Shakespeare. 


Cosa consiglieresti a chi ha un libro nel cassetto, una storia in testa, documenti word pieni di frasi già scritte e vorrebbe pubblicarsi (o farsi pubblicare) ma non sa come muoversi? 
Dipende da che cosa cerca. Se vuole solo avere la soddisfazione di vedere la sua storia pubblicata, oggi con Kindle Direct Publishing e Kobo Writing Life è molto facile farlo. Ma, anche nel self, se vuole prima sapere se la sua storia è buona e vuole farla uscire nelle condizioni migliori possibili, il consiglio è quello di farla leggere a qualcuno di cui si fida e che possa essere in grado di dargli un’opinione obiettiva, e poi trovare qualcuno che possa curarne l’editing. Anche quando ci auto-pubblichiamo abbiamo bisogno di occhi diversi dai nostri che rileggano la nostra storia. Se invece cerca un editore, oggi, nell’era di Internet e del digitale, è più facile di un tempo raggiungere, anche senza agente, qualcuno disposto a leggere e valutare un manoscritto. 


Nei tuoi romanzi la parte prevalente è quella suspense, ma quella prepotente è quella romantica. è facile combinare insieme queste due sfere che sono, apparentemente, agli antipodi? 
“Prevalente” e “prepotente” mi piace, direi che è una definizione perfetta! La parte romantica può anche prendere meno spazio, ma buca di più la pagina, o così mi dicono. E “apparentemente” è un’altra parola chiave, perché in realtà non sono agli antipodi affatto. Se ci pensate, amiamo di più, quando rischiamo di perdere l’oggetto del nostro amore; e le situazioni adrenaliniche tipiche del suspense creano mille scorciatoie e occasioni per cui due persone finiscono con il rivelare i loro sentimenti l’una all’altra. Amo i misteri e i colpi di scena e amo le storie d’amore: il romantic suspense è la ricetta perfetta per me, sia come autrice che come lettrice


Moltissimi dei tuoi personaggi hanno un background difficile, con cui fare i conti anche nel presente: è più facile redimersi e rinascere da un passato difficile o pensi che la vita in sé, facile o difficile che sia, ci insegni sempre qualcosa? 
La vita ci insegna sempre qualcosa, assolutamente. Ma, come ci affascina leggere della lotta del bene contro il male, nei fantasy, urban fantasy e nei gialli, come ci piace leggere gialli perché i misteri trovano una soluzione, le domande una risposta, o i romance perché ci parlano del raggiungimento della felicità, così credo che sia molto coinvolgente leggere percorsi di vita che dall’ombra vanno verso la luce, dalla sofferenza verso la speranza. La vita, oltre a essere una gran maestra, sa anche essere parecchio stronza. Quando non vediamo la fine del tunnel nella vita reale, ci piace trovarla nei romanzi che leggiamo. 


La musica, una costante nei tuoi romanzi. Come scegli la colonna sonora che farà da filo guida? La scena nasce prima o dopo l’associazione con la melodia? 
Capitano entrambe le cose. Di solito mentre scrivo una storia ho una colonna sonora prevalente, ovvero l’album o gli album che ascolto di più in quel periodo, da cui finisco inevitabilmente per scegliere dei brani. Mi è successo di sentire un brano e visualizzare una scena che prima nel romanzo non c’era, così come mi capita di scrivere una scena e poi cercare il brano adatto a quell’atmosfera. In questo modo ho scoperto brani pazzeschi, gruppi e artisti che oggi adoro. Fondamentalmente adoro la musica, è una parte importante della mia vita. Credo anche che noi autori abbiamo molto in comune con i musicisti, per questo li sento molto vicini. Tanto per cominciare, anche loro combinano le solite note per creare melodie nuove. E poi, ho sentito molti musicisti affermare che non c’è gioia più grande che sentire il pubblico cantare insieme a loro ai concerti. È lo stesso per noi autori: possiamo anche dare vita a una storia, a dei personaggi, ma questi diventano davvero vivi solo quando i lettori li fanno loro e li amano come li amiamo noi. 

Grazie Sandy, è stato davvero un piacere rispondere alle tue domande! A presto!




Monica ti ringraziamo te, per essere stata con noi.
Ricordiamo i tuoi ultimi libri: InsideJob - Adam, Inside Job - Viola, Inside Job - Noah.






You May Also Like

2 Comments

  1. Avevo lasciato un commento il giorno dell'uscita dell'intervista, ma vedo ora che la "connessione delle mucche" (quella che ho qui in montagna) mi ha tradito!
    Grazie ancora Sandy per le tue belle domande, è stato davvero un piacere.
    Buone letture a tutti e a presto!

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Grazie a te per aver risposto alle mie curiosità strampalate ♥️

      Elimina