Recensione "Racconterai di noi", di Irene Viola

by - gennaio 01, 2018

Eccola qui la prima recensione del 2018! Nel primo giorno del nuovo anno, voglio i miei pensieri su "Racconterai di noi", di Irene Viola. Autrice self che non ha nulla da togliere alle altre, che con un linguaggio a volte ricercato, è riuscita ad emergere, a costringermi a sfogliare le pagine senza interruzione. Il gioco di narrazione in prima e terza persona forse "stona" un pò, anche perché le parti che ho preferito maggioramente erano appunto i capitoli narrati da qualcuno che riusciva a vedere e a far trasparire le emozioni dei due giovani meglio (a mio avviso) della stessa Camilla.






Titolo: Racconterai di noi
Autore: Irene Viola
Serie: Autoconclusivo
Genere: Contemporary romance
Casa Editrice: Self publishing
Data di uscita: 12 Giugno 2017   
Il mio giudizio:💓💓💓💓




Le era bastata una sola domanda per finire in trappola.
Qualcosa a cui non era riuscita a sottrarsi e che l'avrebbe tormentata a vita.
Camilla sa benissimo che concedere la propria fiducia richiede pochi secondi, gli stessi che impiega un video durante l'upload. È da lì che parte la sua storia, quella che va di pari passo con la reputazione ormai rovinata. E quando perdi tutto ciò che hai... non ti resta che andare avanti.
Camilla si trasferisce a Parigi per costruire una nuova vita e lasciarsi alle spalle il passato. Crede di poter nascondere tutto, almeno fino all'incontro con Jean, un pittore francese dagli occhi profondi. Lui è il primo ad accorgersi della strana fuga di lei e forse l'unico in grado di poter raccontare quel passato attraverso il silenzio.


Avevo questo libro in lista da parecchio tempo, e dopo l’annuncio dell’autrice che ho letto sui social che diceva che presto sarebbe tornata con una nuova storia, mi sono detta ok, leggiamo “Racconterai di noi”, che su quella lista di libri da leggere sfigurava un po’. Ho rimandato la lettura per troppo tempo, non fate il mio stesso errore! Primo libro quindi per me, di Irene Viola. Sapete, io non faccio differenza tra autrici self o autrici pubblicate da case editrici, anzi, spesso mi trovo a leggere romanzi autopubblicati. Il sostegno che do attraverso la lettura e le recensioni dei romanzi self non è sufficiente, lo so, ma spero sempre sia cosa gradita. Anche perché, quello che leggerete di seguito è solo frutto della verità. Ma veniamo al libro. 



Sfuggiva a ogni tipo di legame; perché per certe cose ci vogliono brevi istanti.



Camilla ha solo ventisette anni, uno zaino sulle spalle e un grosso fardello che la costringe ad allontanarsi da casa sua per trasferirsi in una delle più belle città del mondo: Parigi. La vergogna per quanto accaduto con il suo ex fidanzato l’ha spinta a cercare di voltare pagina in un’altra nazione, abbandonando gli studi, la famiglia, e quegli amici di convenienza che aveva. Amante dell’arte da sempre, trova lavoro in una piccola galleria gestita da Pierre, con il quale presto instaurerà un legame particolare, che la farà sentire meno sola nella metropoli francese. La stessa familiarità non le è riservata invece con Marco, il suo locatore.


Aveva paura del mondo esterno perché sapeva con quanta facilità poteva inghiottirla.




Ma è Jean, che all’improvviso entra nella galleria dove lavora, pronto ad esporre le sue opere. Ed è nell’esatto istante in cui i loro occhi si incrociano che il loro essere estranei non è più una cosa contemplata. Un equivoco, o forse il destino avverso, li fa avvicinare, avvolti da rabbia e preoccupazione, quasi fastidio. Infatti Camilla, ignara degli accordi che c’erano tra il gallerista e l’artista, riesce a vendere l’unico quadro fuori catalogo della collezione di Jean. Si tratta di Madeleine il ritratto di una donna che nel passato di Jean è stata molto molto importante. Una donna che ha perso due anni prima, e di cui sente la mancanza ogni giorno. Madeleine, che non potendola avere più al suo fianco, ha deciso di ritrarre, ma non di mettere in vendita. Eppure suo fratello Nicolas, conoscendo la volontà del giovane e approfittando dell’ingenuità di Camilla, riuscirà a dare una smossa ai sentimenti del fratello, sepolti dentro un quadro dopo la scomparsa prematura della sorella. Il fatto che non si potesse più aggrappare all’amore per Madeleine, spinge Jean ad avvicinarsi a Camilla, che ha una familiarità negli occhi, che brillano come diamanti quando sono assieme.




Non volevo più perdermi niente di lui.



Camilla però, non riesce a lasciarsi andare. Quel video che la vede protagonista di un amplesso amoroso, finito su internet e visto da tutti nel suo paese, è come un tatuaggio indelebile sul suo cuore, che brucia da morire. Si è già fidata una volta di un uomo, dell’uomo che era convinta di amare, perché dovrebbe fidarsi di Jean? Perché dovrebbe mettere la sua vita nelle mani di un uomo che fugge dalla realtà, nascondendosi dietro la pittura? E perché sente, al contrario, che lui è l’unico tra le braccia del quale vorrebbe perdersi? I sentimenti contrastanti di Camilla saranno il filo conduttore della storia, finché non accade l’inevitabile: stanca di sentirsi definire “amica”, scoppia. Quello che prova per Jean non è semplice amicizia, è complicità, necessità, brama, e forse amore. Ma cosa ne sa lei dell’amore? Forse niente, ma forse gli occhi del pittore le dicono tutto.




Eravamo amici? Voleva baciarmi? Oppure voleva un’amica da baciare? …di quelle da chiamare quando si ha la necessità di non stare soli. Io cosa volevo? Perché non lo sapevo più. Volevo essere tutte quelle cose. Amica quando serviva e amante all’occorrenza. Essere il giorno e la notte. Prendere tutto.


Se da un lato però Jean riesce ad aprirsi con lei, a raccontare tutta la storia di sua sorella e della sua famiglia, Camilla non riesce a parlare del suo passato macchiato e sporco. O meglio, nel momento in cui il suo cuore ha deciso che è tempo di farsi amare e di amare a sua volta, il destino, ancora una volta avverso, la anticipa. E Jean sarà spettatore di quel video, sperando fino alla fine che non si tratti della sua Camilla. Ma le lacrime che scendono dai suoi occhi sono la risposta che non voleva sentire, e che non voleva vedere. Una risposta che rompe la storia appena cominciata tra di loro, che spezza in due il cuore di Camilla, che aveva appena iniziato a vivere davvero dopo mesi.


In volo vidi la città ridursi sempre di più e il mio pensiero per Jean prendere sempre più forma. Era un dolore allo stomaco. Un battito mancante del cuore. Un respiro rubato. Jean era quello che mi serviva per vivere.


I dubbi e la confusione dei sentimenti di Camilla saranno un po’ la trama della loro storia. Una Camilla che Jean vede piena di rabbia, ma con la speranza che un giorno rinasca. E che rinasca al suo fianco. Perché è impossibile ormai vivere senza di lei. Il suo studio non è casa se lei non siede in quel divano, dal quale può finalmente ritrarla. Il suo cuore perde i battiti se lei non è lì, al suo fianco. A trentacinque anni trova l’amore, quello per cui vale la pena fare follie, quello per cui vale la pena dire “ti lascio andare”, sperando sempre in un ritorno. Il loro distacco, è diverso da quello che siamo solite leggere. Non è dettato dalla rabbia, da un’incomprensione, da un litigio… è semplicemente spinto dalla volontà di mettere a posto le cose, anche se non prevede un ritorno nella capitale francese. È un addio sussurrato appena, quando il cuore in realtà gridava “Ti prego resta con me!” ma forse non abbastanza forte.
Ironica ed emozionante, è storia che parte molto lenta, ma la curiosità di sapere mi ha spinta ad andare avanti. Dopo la metà non sono più riuscita a staccarmi! Il romanzo, nelle parti scritte in terza persona (mentre in quelle in prima persona è Camilla a parlare) secondo me parla da solo. Un narratore esterno che riesce a cogliere tutte le sfumature del rapporto che sta nascendo, che riesce a leggere i pensieri, le paure e gli ostacoli che impediscono ai due giovani di abbandonarsi completamente. Una storia fatta di paura di lasciarsi andare, macchiata da un passato che non può essere cancellato ma solo abbandonato. Ma al cuore non interessa: come fai a fermarlo proprio ora che ha ripreso a battere?



Quando vidi i miei genitori ad aspettarmi piansi tutte le lacrime che per giorni mi ero tenuta dentro. Li adoravo, mi erano mancati tanto da morire, ma quelle stille non erano per loro. Erano per l’uomo che non avevo fatto in tempo ad ammettere di amare.
Amare, che per me aveva due significati. Quello del sentimento, e quello del gusto delle mie lacrime.



Sandy



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