Recensione - La mia ossessione, di Anna Zaires
Buongiorno e buon inizio settimana cari lettori! Oggi vi parlo del secondo libro della trilogia "Tormentor mine" di Anna Zaires: La mia ossessione. "Il mio tormentatore" ci aveva lasciato col fiato sospeso, la storia di Peter e Sara, tra amore e rancore era appena iniziata, quando per sfuggire ai federali Peter l'aveva dovuta rapire. Ed ora, Sara è pronta ad accettare il suo rapitore? Continuate a leggere la nostra recensione per scoprire quali sorprese ci riservano questi due protagonisti.
Titolo: La mia ossessione
Autrice: Anna Zaires
Serie: Tormentor mine #2
Genere: Dark Romance
Casa Editrice: Self Publishing
Data d'uscita: 30 Marzo 2018
Il mio giudizio: ❤️ ❤️ ❤️
Trama:
L'ho rapita di notte. L'ho imprigionata perché non riesco a vivere senza di lei. E' il mio amore, la mia dipendenza, la mia ossessione.
Farò di tutto per tenere Sara con me.
Farò di tutto per tenere Sara con me.
La nuova gabbia per il mio passerotto sarà bella, ma allo stesso tempo non potrà mai volare via.
Peter ha rapito la sua Sara per sfuggire ai federali che lo stanno cercando. E' convinto di aver fatto la scelta giusta, il suo amore per lei è talmente profondo e viscerale da superare il senso di colpa per averla strappata al suo mondo perfetto. Prendersi cura di lei, viziarla, farla sentire importante non sembra però bastare. Perché comunque i sentimenti che lo invadono in presenza della dolce Sara portano la sua anima nera in superfice, lo rendono nudo e animalesco. Desidera amarla tanto quanto distruggerla. Perché in lui tutto è estremo. Ma può davvero convincerla a ricambiare i suoi sentimenti? Può costringerla a rimanergli accanto senza "spegnerla"?
...E mi inebrio del suo caldo respiro, impossessandomi dell'aria come se volessi impossessarmi di tutto ciò che la riguarda. Voglio il suo corpo, la sua mente, la sua furia e la sua gioia. E soprattutto, voglio il suo amore, l'unica cosa che forse non mi darà mai.
Sara continua a combattere contro se stessa. Non ha denunciato Peter quando ha potuto, anzi lo ha avvertito del pericolo. Lo desidera, dentro di sé sa benissimo di amarlo, ma confessarlo la spaventa. Peter è l'uomo che le ha ucciso il marito, che l'ha torturata, rapita, strappata ai suoi genitori e al lavoro che ama. Ma è anche l'uomo che la sconvolge, che la ama in una maniera profonda, che le fa mettere tutto in discussione. E' l'uomo da cui vuole fuggire ma che richiama sempre al suo fianco. Alla fine, riuscirà Sara a mostrare i suoi sentimenti con coraggio?
La parola sexy non è sufficiente per descrivere Peter Sokolov, ciò che possiede è il puro magnetismo animale, un fascino così rozzo e crudele che parla a qualcosa di inquietantemente primitivo dentro di me.
La storia riparte dal rapimento di Sara e la scena si sposta in una villa in Giappone. Sara è spaventata, vuole tornare dai suoi genitori malati, ha bisogno del suo lavoro e per tutto il romanzo il suo personaggio è in continuo titubare. Organizza fughe che la riportano al punto di partenza, lo odia, lo affronta e poi si sottomette. Se quest'atteggiamento lo avevo apprezzato nel primo libro (ovvero il fatto che lei si rendesse conto che quest'amore fosse malato), ora diventa ripetitivo. Va bene che sei alla mercé di un assassino psicopatico ma ormai o cedi o lo disprezzi e lo allontani. Si, no, forse, aspetta, ci penso un attimo, per carità, vabbè proviamoci... sono i pensieri ripetuti in continuazione da Sara.
Peter invece è l'unico che mantiene la sua figura costante. La sua lista-vendetta contiene solo un altro nome, le sue missioni da mercenario finiscono quasi sempre bene e Sara è con lui. La sua ossessione per lei non cede nemmeno per un attimo. Sa essere dolce e amorevole. Cucina per lei, si occupa di lei. Si arrabbia con lei e sa diventare cattivo. A lei mostra la sua anima più oscura perché comunque lei è disposta a rimanergli vicino. Per lei è disposto a tutto e ora deve trovare un modo per non perderla, perché lei vuole di più. Un "di più" che in realtà è la normalità, l'unica cosa che lui non gli può regalare.
«Ai miei prigionieri non sono concesse molte cose, compresi i bagni. La mia donna, tuttavia può fare quello che vuole, purché comprenda un semplice fatto.»«E quale sarebbe?»«Che è mia.»
Il ritmo della storia è sempre serrato e l'idea e l'intreccio li trovo sempre perfetti. Anche il linguaggio e i dialoghi mi sono sembrati migliori.
Ho apprezzato che l'autrice ci abbia fatto conoscere ancora meglio Peter, che oltre la tragedia di aver perso la moglie e il figlio, porta su di sé anche i segni di un'infanzia terribile, senza sentimenti e calore, ma solo brutture.
Inoltre l'inserimento di nuove figure, i colleghi di lui, rendono questo secondo romanzo più completo e scorrevole. Peccato per la protagonista che ho trovato giù di corda: se il comportamento di lui (nonostante di solito io sia contraria ai personaggi simili a Peter) posso giustificarlo e ricordare che comunque rimane coerente con la sua figura di cattivo dall'animo buono, lei è troppo indecisa. Lo ama? Allora deve smetterla di ferirlo, di scappare, di rinfacciargli il suo dolore in continuazione. Capisco il suo dilemma, capisco che preferisce quando lui la tratta male così da avere una giustificazione per aver ceduto, capisco che è difficile dire di no ad uno che ha in mano la tua vita, ma lei è donna e mi rifiuto di pensare che non abbia capito quanto il coltello sia nelle sue mani, soprattutto quando lui le mette il mondo ai piedi.
Aspettando il capitolo finale,
un bacio,
Laura.
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