Durante la lettura di questo splendido romanzo della Lenti, si è scatenato in me un turbinio di emozioni. Ho rivissuto le sensazioni, il turbamento, il batticuore del primo amore, l’alternarsi di gioia e dolore a causa di una parola, di uno sguardo, di un ricordo sopravvissuto al trascorrere del tempo. Il significato che l’amore acquisisce con la distanza, il medesimo che, se vissuto, molto probabilmente si sarebbe consumato, fino a spegnersi molto prima.

Sandy vivrà il suo sentimento con tutta l’anima, il cuore, la mente. Quando questo si tramuterà in odio, avrà solo cambiato aspetto ma, nel profondo del suo cuore Jackson per lei sarà sempre il ragazzo che ha amato, ha aspettato, colui che le ha promesso di tornare, perché nulla nella vita capita per caso, e il loro conoscersi è stato un segno del destino.

Al contrario, l’incontro con Danny sarà più uno scontro. I suoi tratti coreani per nulla ricordano il volto di Jackson o rispecchiano il suo carattere solare e ottimista. I suoi modi sono piuttosto ostili, schietti, con una certa propensione allo scontro fisico e alle facili bevute. Le loro vite si intrecciano, un dolore che li accomuna a renderli, per certi aspetti, simili. Danny scoprirà presto i motivi per i quali non è adatto a Sandy, e nonostante lei rappresenti una boccata di ossigeno nella sua esistenza vissuta come in apnea da parecchio tempo, farà di tutto per starle lontano, con l’intento di evitarle un ulteriore dolore. Imparare a perdonare sé stessi sarà il lungo percorso interiore di cui, seppur per motivi diversi, necessitano i protagonisti.