Recensione - Jealous, di Naike Ror
Eccolo qui, il momento che da giorni - da quando ne è stata annunciata l'uscita - stavo aspettando: la novella che mi avrebbe riportata a Miami, per vivere le vicende di Kay e Matthew, già conosciuti nel romanzo In-Moral, di Naike Ror.
Titolo: Jealous
Autore: Naike Ror
Serie: Novella di In-moral
Genere: Contemporary romance M/M
Casa editrice: Self Publishing
Data di uscita: 18 Aprile 2020
TRAMA
Avevo dato la caccia a quell’uomo per un anno, lo avevo osservato per mesi interi.
Lo avevo bramato sapendo che poteva rivelarsi una scommessa letale.
Lo avevo sfidato a lasciarsi andare e, alla fine, ero riuscito a trascinarlo nella mia squadra.
La sola idea che potessimo definirci “in crisi” mi aveva colpito: quella era più di una sconfitta di coppia, era una sconfitta personale.
E io non avevo mai perso.
Soprattutto in amore.
Eravamo compagni da tempo ormai, era l’amore della mia vita
e volevo che quella condizione restasse così fino alla fine.
Li avevamo lasciati intenti a litigare.
Li ritroviamo frustrati e... ancorpiù belligeranti. Perché sfidarsi è bene, sfidarsi di più è meglio. E le sfide sono ciò che rendono più vivo Kay Morgan. Soprattutto se hanno le fattezze del suo uomo, Matthew. Non esiste corsa sul tapis roulant che lo sconfigga: tre chilometri, cinque, venti, e nessun accenno di fatica. Ciò che può buttarlo a terra è solo il rifiuto dell'uomo che ama, la sua indifferenza, la sua sofferenza.
Sono passati un paio d'anni dalla fine del primo libro, e niente tra loro sembra essere - agli occhi di Matthew - cambiato.
Il cellulare di Kay squilla ancora a qualsiasi ora della notte, la gelosia di Matthew nei confronti dell'ex di Kay non sembra scemare... insomma, ricordate la fine di In-Moral? La quotidianità tra i due è rimasta invariata.
Eppure, questa loro routine, gli alti e bassi, più bassi che alti, sono quello che rendono questi due personaggi più veri che mai.
Vengono messe in risalto le paure, le frustazioni, gli impegni, che nei classici romanzi sembrano non esserci: il tempo dedicato al lavoro e sottratto alla famiglia, la stanchezza che ci rende irrascibili, la voglia continua di dire "basta" e lasciarsi tutto alle spalle. Non è sempre vero che il rientro a casa dopo una giornata pesante sia sereno, non se al rientro non c'è nessuno ad attenderti. E non è nemmeno vero che basta uno sguardo per allentare la tensione, perché potrebbe essere che il partner abbia avuto a sua volte una lunedì, martedì o venerdì da dimenicare. E così, Matthew non ha nemmeno la forza di costringersi ad arrabbiarsi, troppo deluso e stanco di essere messo al secondo posto nella vita di Kay.
La solitudine che prova, l'ho sentita io stessa. Nella recensione di In-Moral (qui) avevo già espresso come mi sentissi vicina al personaggio di Matthew. E qui le cose non sono cambiate. Durante la lettura è stato così facile comprenderlo, sostenerlo in un certo senso.
Matthew sospirò e mi strinse a sé.
Lasciai che le mie braccia facessero la stessa cosa premendo il mio corpo al suo. Respirai il profumo della sua pelle, accarezzai i muscoli tesi della sua schiena.
«Sono stanco» sussurrò.
E sapevo che non si riferiva a una stanchezza fisica.
«Sono stanco anche io.»
Baciai il suo collo. Una volta, poi due volte, poi la mia mano scivolò verso il suo fianco.
Lasciai che le mie braccia facessero la stessa cosa premendo il mio corpo al suo. Respirai il profumo della sua pelle, accarezzai i muscoli tesi della sua schiena.
«Sono stanco» sussurrò.
E sapevo che non si riferiva a una stanchezza fisica.
«Sono stanco anche io.»
Baciai il suo collo. Una volta, poi due volte, poi la mia mano scivolò verso il suo fianco.
E Kay è rimasto lo stesso stacanovista e uomo d'affari che abbiamo conosciuto. Quello che conosce è un mondo fatto di soldi e potere ed è così che spesso cerca di conquistare il suo compagno. Viaggi, fughe romantiche, qualche vizietto da migliaia di dollari. Non riconosce ancora, forse, che ha molto più valore il tempo di un abbraccio, che di un titolo in borsa. E il gesto che compie, seppur bellissimo, l'ho visto un pò troppo "egoista". Che poi, forse non è neanche il termine adatto. Ma quello che ho assorbito, in quelle scene specifiche, è stato il dislivello sociale tra i partner. Magari a fine lettura capirete cosa intendo, e vi prego, fatemelo sapere. In realtà non è una nota negativa, è solo una personale sensazione che non intacca minimamente il mio giudizio. Che è indubbiamente positivo.
E tutto sta nella prosa, nei personaggi, nelle emozioni che provano e che parlano per loro. E che sono arrivate alle mie orecchie e al mio cuore forte e chiaro, e mi hanno fatto amare Matthew ancora di più.
«Mi sei mancato, Matthew.»
«Anche tu mi sei mancato.»
«Anche tu mi sei mancato.»
Sandy
1 Comments
Il gesto a cui ti riferisci definendolo egoista è molto palese e salta agli occhi in grande evidenza, ma Key non riesce ad agire diversamente per cercare di risolvere questa situazione di malessere che vivono i due uomini innamorati l'uno dell'altro ma che non riescono a stare insieme, non riescono a godere della reciproca compagnia. L'unica cosa che lui sa fare è quella questo gesto che tu Definisci egoista per sua stessa ammissione Lui è: "un uomo molto ricco,sfacciatamente ricco e poiché non gli daranno l'autorizzazione a costruire una piramide dentro cui seppellirsi con tutti i dollari che ha sul conto corrente vuole spenderli per essere felice in questa vita, per far star bene la persona che lui ama perché se starà bene questa persona starà bene lui di riflesso". Il loro di livello sociale e davvero imparagonabile e quindi questa è stata l'unica mossa che che lei poteva fare per poter far coesistere le loro esistenze
RispondiEliminaCi ha portati a una conclusione soddisfacente con questa Novella la nostra autrice
Grazie Sandy per la tua recensione che come spesso accade condivido