Recensione - Luna e le bugie, di Mariana Zapata

by - luglio 05, 2021


 
Buongiorno ragazze e buon lunedì! Si sente nell'aria il profumo di ferie... ultima settimana di lavoro e poi... relax! Ma ditemi un po', nonostante il periodo, andrete comunque a passare qualche giorno di realx lontano da casa? E soprattutto... quale libro porterete con voi?
Oggi, parlando di libri, vi lascio la mia recensione dell'ultimo che ho terminato, Luna e le bugie di Mariana Zapata.
Avete letto qualcos'altro di questa autrice? 
 
 
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Titolo: Luna e le bugie
Autore: Mariana Zapata
Editore: Newton Compton Editori
Genere: Contemporary Romance
Data di uscita: 1 luglio 2021


 
  
Luna è una ragazza felice. Ha tre sorelle che ama e di cui si prende cura, alcuni buoni amici, e una cocciuta predisposizione al buonumore. La sua vita non è sempre stata perfetta, ma le piace guardare ai successi piccoli e grandi che l’hanno portata dove si trova adesso. Una delle cose che ama di più in assoluto è il suo lavoro in un’autofficina. Adora i ragazzi, il proprietario è come un padre per lei… e poi c’è l’altro capo. Ripley. Luna ha una cotta per Rip da quando era poco più di una ragazzina. È un po’ scontroso, non è molto loquace e se ne sta per conto suo. Ma si fida di Luna e lei conosce alcuni lati nascosti del suo carattere. Segreti che hanno avuto il potere di condizionare la vita di entrambi. Il destino non ha mai permesso che si avvicinassero troppo. Ma forse per Luna è arrivato il momento di fare i conti con i segreti che custodisce. Anche se significa rischiare di perdere una delle cose che ama di più…


 
Io… volevo qualcuno, ecco. Non una persona qualunque, qualcuno di speciale. Un migliore amico e amante. Un compagno. Un compagno di vita. Stare da sola non mi dava fastidio, ma non volevo sentirmi sola, c’era una netta differenza.
 
 
Quella di Luna Allen, un tempo Miller, è sempre stata difficile. Fin dalla sua infanzia, la sua famiglia l'ha trattata con sufficienza e poco amore, troppo impegnata a vendere ed assumere droga per occuparsi di lei e delle sue sorelline. Luna ha dovuto aspettare di compiere diciassette anni, accumulare parecchio coraggio e decidere di dare inizio alla sua nuova vita: per farlo però, è stata in un certo senso costretta a separarsi per un po' di tempo dalle sue sorelline più piccole, Thea, Kyra e Lily, lasciate in custodia alla nonna. Solo anni dopo Luna è riuscita a ricongiungersi a loro, abbandonando la vita a San Antonio e facendosi raggiungere a Hudston. 

È proprio qui che Luna, anni prima, ha trovato un lavoro e un tetto sotto cui vivere. A darle tutto questo, Mr Cooper, proprietario di un'officina meccanica dove Luna lavora da anni come verniciatrice. Mr C e sua moglie Lydia sono la vera famiglia di Luna e delle ragazze, e all'appello non possono mancare la sua migliore amica Lenny, nonno Gus e Peter. Luna ora è amata, è felice della sua vita e della casa che è riuscita con i suoi soli risparmi a comprare. Adora il suo lavoro, adora i suoi colleghi che sono un'altra grande famiglia. E poi... poi c'è lui. Lucas Ripley, o semplicemente Rip. L'uomo di cui Luna è innamorata da sempre. Il suo capo. L'uomo per cui un tempo ha mentito. L'uomo che ogni mattina degli ultimi tre anni, le chiede quale sia il favore che vuole in cambio. 
Ma Luna non ha bisogno di alcun favore, quello che desidererebbe da Rip è il suo affetto. 


Lucas Ripley è stato un fulmine a ciel sereno, entrato nella vita di Luna anni prima quando, da un giorno all'altro, si è presentato all'officina dichiarando a Mr C di volerne rilevare la metà. Da quel giorno non esiste mattino in cui Luna e gli altri dipendenti non sentano il litigio della giornata tra i due capi dell'officina. Luna, l'unica ragazza di quel gruppo di lavoratori, è l'unica che riesce a portare calma dietro le porte di quell'ufficio, solo con il suo sorriso e il suo caffè speciale. 
Luna nasconde i suoi sentimenti per Rip, costringendosi (e sentendosi costretta dalla sua famiglia) a partecipare ad appuntamenti al buio con la speranza che ci sia qualcuno che faccia breccia nel suo cuore. Ma il pensiero a Rip è sempre lì. E anche lui è sempre lì, con piccoli gesti che a Luna non passano inosservati: il suo sguardo più assottigliato, la mascella irrigidita... 
Alla scoperta della morte della nonna, Luna, pur non volendo tornare a casa, si sente costretta a partecipare al funerale sapendo che potrebbe rincontrare la sua famiglia. E allora, pur non volendo indietro niente da Rip, è arrivato il momento di riscattare questo favore, domandandogli se è disposto ad accompagnarla a San Antonio per dare l'ultimo saluto alla nonna. 

I problemi per Luna però, iniziando quando viene affiancata da Jason, il ragazzo che due anni prima aveva frequentato e tradito la sorella. Luna riesce a tenere a bada l'indifferenza che prova per lui, ma questa viene meno quando quel ragazzino arrogante inizia a combinare casini di cui Luna viene ritenuta responsabile. Mandare giù la delusione e la rabbia sono cose che per Luna sono naturali e fondamentali: perché vivere di rabbia quando la vita le ha offerto una seconda occasione come la sua? Il sorriso dipinto suo viso è sempre vero e genuino, nonostante tutto lo schifo che le sta attorno. Ma Jason è solo la punta dei suoi problemi: la sorella Thea infatti, quella con cui ha un rapporto altalenante e non così profondo, la chiama nel cuore della notte, costringendola ad affrontare un viaggio di quattro ore solo per sentirsi dire "non avrei dovuto chiamarti, scusami. Puoi andare a casa, ora". La fortuna di Luna, anche in questo caso, è stata Ripley, ancora al suo fianco. E vicino a lei quando si è trovata la casa distrutta per colpa dei ladri. Rip in silenzio era sempre con lei anche a quei disastrosi appuntamenti a cui partecipava. E segreto dopo segreto, non sono più esistite bugie tra loro. Tranne forse... 
 
 
«Mr Ripley…».
Non mi lasciò proseguire; sbottò: «Piantala».
«Con cosa?».
Deglutì e si abbassò verso di me. «Lo sai, Luna».
Lo guardai, inespressiva.
«Con la cazzata del Mr Ripley», borbottò.
«Ma è così che ti chiami».
Borbottò qualcosa.
«Sei il mio capo», gli ricordai.
Le dita che stringevano le mie fremettero. «Sono qualcosa di più».
A quel punto cercai di liberarmi. «No, Rip. Sei il mio capo e chissà come me l’ero dimenticato».
Imprecò. Rip imprecò sottovoce e rafforzò la presa. «No, piccola, non avevi niente da dimenticare». 

 

Qualcosa che non vi dirò, che scoprirete durante questa luuuunga lettura. Personalmente, ritengo che la prima metà del libro non abbia dato un valore aggiunto alla storia, soffermandosi molto sul lavoro di Luna. È infatti solo dalla metà in poi che le cose iniziano ad avere un ritmo più incalzante, si hanno delle scene diverse, delle situazioni diverse che si portano dietro sentimenti diversi. Il piattume della prima metà viene scalzato via da un avvicendarsi e intrecciarsi di eventi che allora sì, diventa interessante. Un po' morbosa è la continua ripetizione di alcune frasi che Luna sussurra sempre come una sorta di mantra. Il fatto che sia amata, che abbia una famiglia che le vuole bene. Che non c'entra nulla il suo passato, è appunto passato e lì deve rimanere. E' ridondante, ma dopo un po' ci si fa talmente l'abitudine che si possono ripetere a memoria insieme alla protagonista. 
Lo slow burn è sempre stato (per i libri che ho letto di Mariana Zapata) uno degli elementi fondamentali dei romanzi dell'autrice: io vi avviso, prima dell'ultimo capitolo non si sarà mai se nascerà del tenero tra Rip e Luna. E in tutta la lettura più volte sono stata convinta del fatto che non lo avrei mai saputo. Non c'era infatti tra i personaggi quel tipo di interazione che possono avere due persone che si piacciono, ed era normale che in me si instillasse questo dubbio. 
Ad ogni modo, lascerò a voi scoprirlo, ma sappiate che niente è scontato. 
Dovendolo valutare nel suo insieme, devo ammettere che in alcuni passaggi sono stata costretta dalla noia a concentrarmi maggiormente sui dialoghi e tralasciare le descrizioni: attività che mi ha fatto sentire in colpa, lo ammetto. Non posso dare, con giudizio obiettivo, più di tre. 
 
 
«Gli ho detto di levarsi dalle palle», continuò, senza ombra di vergogna. «Gli ho detto che non vi sareste visti né stasera né mai e che avrebbe fatto meglio a provarci con la ragazza di qualcun altro, perché non avrebbe avuto la mia».
Il mio cuore non avrebbe dovuto iniziare a galoppare sentendo che mi definiva sua. Lo sapevo bene. E di sicuro non avrei dovuto avere la pelle d’oca sulle braccia e sulla schiena.
Ma fu proprio ciò che successe.
Mi godetti quella sensazione, poi decisi che era troppo divertente stuzzicarlo. Lo sarebbe sempre stato. «Rip, non ne avevi il diritto…».
«Oh, sì, eccome».
Avrebbe potuto ripetermelo per il resto dei miei giorni e mi avrebbe sempre fatto piacere sentirlo.
Lo dimostrò quando si chinò verso di me e mi rivolse lo sguardo più incandescente che avessi mai visto. «Sì, ne avevo il diritto, Luna. Vuoi mangiare fuori? Ti ci porto io. Vuoi andare a bere una Sprite? Dimmelo. Vuoi guardare un film? Ti porto al cinema. Se vuoi andare a pestare di nuovo tuo cugino, cazzo, ti accompagno io. Vuoi trovare qualcuno che sia il tuo migliore amico e il tuo partner? Sono proprio davanti a te, piccola».
Oh, cazzo.
Oh, cazzo, davvero.

 
 



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