Review Party - La schiava ribelle, di Eleonora Fasolino

by - settembre 02, 2022


 
E' uscito il giorno 30 agosto 2022 il romanzo di Elonora Fasolino dal titolo "La schiava ribelle".
 
 
 

 
 
Titolo: La schiava ribelle
Autrice: Eleonora Fasolino
Editore: Newton Compton Editori
Genere: Romanzo storico
Uscita: 30 agosto 2022
 

 
 
 Briseide, amante di Achille e custode dei suoi segreti

Troia è sotto assedio. Ogni giorno gli attacchi dei greci si abbattono implacabili contro le sue alte mura e nessuno sembra in grado di opporsi alla furia dei più valorosi tra loro, i micidiali guerrieri mirmidoni. Si dice che il loro re, il nobile Achille, sia il combattente più forte mai esistito. Il più veloce, il più impavido. E il più spietato. Quando viene privata della libertà e condotta al suo cospetto, Briseide sa di non essere più una principessa, ma una schiava. E, non aspettandosi clemenza, si aggrappa all’unica cosa che le resta: la sua dignità. Con il trascorrere delle giornate nell’accampamento di Achille, però, si accorge che la fama oscura che circonda il leggendario eroe non tiene conto dell’umanità che ogni tanto lascia trasparire, specialmente nei confronti dell’inseparabile Patroclo, il valoroso principe che lo affianca in ogni battaglia. E che il suo onore è pari alla sua abilità con la spada. Forse, nonostante il fato li abbia resi nemici, Achille e Briseide non sono poi così diversi. Forse uno spietato invasore e una principessa ridotta in schiavitù possono cambiare il corso della storia.



Schiava di un re. Padrona del proprio destino.
La storia mai raccontata di Briseide, Patroclo e Achille




«Se bastassero i tuoi occhi per scoprire il mondo, a quest’ora sapremmo tutto, bambina mia».



Credo di aver atteso questo momento da tempo, solo ora me ne rendo conto. Me lo ha confermato Goodreads: non davo il massimo dei voti ad un libro da “It ends with us”. Ebbene sì, ho spoilerato il mio giudizio. Non poteva essere altrimenti, non dopo aver terminato la lettura di un romanzo che mi ha fatto vibrare l’anima.

È stato “La canzone di Achille” ad avvicinarmi a questo mondo. A farmi innamorare di Achille, di Patroclo, di Briseide. A capire la guerra, a viverla attraverso gli occhi di chi l’ha vissuta. Quando si è presentata l’occasione di poter leggere in anteprima “La schiava ribelle”, con la solita titubanza con cui da anni mi avvicino alle letture, ho detto “sì”. Sì, metto in gioco il mio giudizio. Sì, mi do la possibilità di uscire dalla mia zona di confort, abbandonando il romance puro (anche se qui, di amore, ce n’è in abbondanza). Sì, voglio conoscere una nuova penna, quella di Eleonora Fasolino, che tanto mi tenuta incollata alle pagine e tanto mi ha costretta a chiudere il Kobo per paura che tutto finisse troppo in fretta. Così, poco alla volta e senza essere ingorda di parole, mi sono avvicinata di nuovo a questo mondo, fatto di dei, ninfe, speranze. Guerra. Vittorie. Perdite. Vendette. Morte. Amicizia. Amore.

Briseide, principessa troiana di Lirnesso e moglie del defunto re Minete, viene fatta schiava di Achille, semidio figlio del mortale Peleo, re dei Mirmidoni di Ftia e della nereide Teti. Un bottino di guerra di cui il pelide avrebbe fatto volentieri a meno, visto che nessuna donna ha mai distolto la sua attenzione dall’amore per Patroclo e per la gloria. Ma Briseide nella sua semplice bellezza, dapprima con odio, ha visto in Achille un uomo che non era solo un guerriero desideroso della fama. Essere ricordato per le sue gesta era l’unica cosa che faceva di Achille un ottimo combattente, se tralasciamo l’armatura invincibile e fatto salvo per quel tallone maledetto, che ne ha decretato la morte.
Ma Teti in cuor suo sperava che l’amore potesse salvare suo figlio da quella maledizione. La guerra avrebbe ucciso suo figlio non appena questi avesse colpito a morte il principe Ettore. Eleonora non ha potuto cambiare il finale di questa storia, purtroppo. E così mi sono ritrovata con gli occhi lucidi d’amore quando con la delicatezza di una piuma, l’autrice ci ha raccontato di come Paride ha calpestato i sogni di quei giovani innamorati.



Terminato il lutto troiano, Crono le concesse un ultimo mese di albe accanto ad Achille.
La guerra era ricominciata. Ogni volta che Achille indossava l’armatura per uscire a combattere, Briseide pregava che gli dei le elargissero ancora un giorno da moglie e una notte in meno da vedova.
“Ancora una, almeno un’altra”, supplicava.
Poi Achille tornava, e con lui la speranza di Briseide che il Fato non glielo strappasse.
[…]
Ecco come scomparve il resto della sua vita.
Non seppe come, non seppe in quanto tempo, seppe solo che fu il principe Paride, in un giorno qualunque, a uccidere Achille.




Ma tutto questo… tutto questo dolore della morte è stato amplificato dall’amore che pagina dopo pagina, ci è stato raccontato. «Cantami o dea l’ira del pelide Achille…” che per una donna ha smesso di combattere una guerra che gli stava rendendo la gloria che tanto desiderava. Una guerra nata per mano di una donna, Elena.

Non vi racconterò nel dettaglio la storia, perché lascio a voi il piacere di farvi avvolgere dal caldo manto del mito greco. Posso però parlarvi di loro, di Achille, di Patroclo e di Briseide. Posso parlarvi del loro rapporto, complicato all’inizio ma poi via via più intimo e naturale. Sono personaggi diversi tra loro: Patroclo, devoto all’amore per il suo Achille, è l’unico che da subito vede Briseide per quello che è. Una giovane schiva, lontana dalla sua terra e costretta a servire un re nemico. Ma ad Achille non importa niente di lei, per questo il suo amante si fa avanti con la ragazza, mostrandole il lato più tenero dell’amicizia e della comprensione. Una sorta di amore che non verrà mai, però, illuminato dalla passione. Briseide conosce il suo cuore, capisce in poco tempo che se si fosse trovata di fronte ad una scelta, questa avrebbe portato il nome del valoroso pelide pié veloce. Il suo carattere ribelle, la sua determinazione a non sottostare a niente e a nessuno accendono il suo temperamento e se all’inizio Achille lo vive come insubordinazione, piano piano il fuoco negli occhi della ragazza è diverso dall’odio, ma è alimentato d’amore. E lui, soldato divino, immortale nel campo di battaglia, perde l’unica guerra per la quale nessuno è mai pronto. Quella dell’amore. Achille ama Briseide, con la passione di un amante, la comprensione di un amico e con l’odio di un nemico. Se mai fosse stata creata dagli dei una donna adatta a lui, quella è Ippodamia di Lirnesso. Lo capisce forse troppo tardi, ma con lei e per le ne gode ogni momento. Non abbandona l’amore per il suo compagno Patroclo, mai messo da parte e unione dei due mondi opposti dei giovani amanti. Achille non avrebbe potuto avere Briseide, senza Patroclo. Briseide non avrebbe capito che l’amore per Achille superava qualsiasi forza divina, senza il supporto di Patroclo. La morte arriva anche dentro la loro tenda, il loro rifugio. E quando di Patroclo non resta che il ricordo e il profumo nell’aria, Achille e Briseide vivono quella che noi mortali chiamiamo crisi. Sono distanti per colpa del dolore, ma il loro amore riesce a cucire quella ferita di cui purtroppo rimarrà una brutta cicatrice per entrambi.



Sapeva di amare anche lui, senza alcuna incertezza. Non poteva amare Achille senza amare Patroclo e non poteva amare Patroclo senza amare Achille; quella era la verità. L’unica che conosceva. L’unica che non avrebbe preteso di giustificare. Così era, se lo era ripetuta più volte, più volte si era data della stolta. Si era persino chiesta se tutto quell’amore non fosse frutto della prigionia. 
Ma no, non era prigionia: era sentimento.
Lo viveva, lo sentiva, lo sceglieva.
Erano amori diversi. Uno letale, quello per Achille, la cui privazione improvvisa l’avrebbe quasi certamente uccisa; l’altro avvolgente, rasserenante, fatto di carezze quotidiane.
Non poteva vivere senza l’amore di Achille, ne era ormai certa, 
ma condurre un’esistenza senza quello di Patroclo avrebbe ingrigito la sua.
Lo viveva, lo sentiva, lo sceglieva.




Ma le lacrime sono arrivate dopo. Sono arrivate quando la consapevolezza della fine inumidiva i loro occhi. Quando lance nemiche hanno distrutto con la guerra questo nuovo grande amore.


«Se la mia mancanza dovesse esserti intollerabile, volgi gli occhi alla luna: chiederò agli dei di condurmi lì ogni notte e, da lassù, io ti ricorderò che ti amo».
«Come potrai sentire che ti amo anche io, così lontano da me?»
«Perché avrai scelto di vivere. Di essere felice».



Questo libro mi ha davvero fatto comprendere amore ci fosse tra loro. Quell’amore che è difficile spiegare a parole. Eleonora mi ha dato la speranza di poter credere nell’eternità di queste tre anime. Achille, Patroclo e Briseide.
Mi sono immaginata più volte un finale diverso da quello che l’epica scolastica ci ha insegnato: questa speranza ha reso il romanzo sublime. Impossibile distogliere lo sguardo dalle parole, impossibile non sfogliare le pagine. Dentro questo libro c’è il segreto di un amore immortale, che ci viene tramandato da anni. Una storia di rinascita e scoperta, che avrei voluto non finisse mai, perché se mi chiedessero di scegliere un libro che vorrei rileggere ancora e ancora… non avrei dubbi. “La schiava ribelle” di Eleonora Fasolino.


«Dovessi scegliere tra mille notti con Afrodite e una notte con te, nel corso di una tempesta furibonda… sceglierei la tempesta, e tu ne saresti la quiete». 
 




 

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